Con il via libera del Ministero dello sviluppo economico, atteso da mesi, si potrà dare inizio alla fase di cantiere per i lavori di conversione della centrale Enel di Polesine Camerini, nel comune di Porto Tolle.
Dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, arrivano parole di soddisfazione: “Questo rappresenta un passaggio decisivo, che va a incidere positivamente, da un punto di vista generale, sullo sviluppo economico e, nello specifico, sull’economia energetica della nostra regione”.
Felici, invece, i lavoratori della centrale di Polesine Camerini, da lungo tempo in attesa di questo momento “Dopo 5 anni di iter autorizzativo – spiega Maurizio Ferro, portavoce dei dipendenti della centrale -, passati facendo incrementare il costo dell’investimento da 1,6 a 2,5 miliardi. Adesso bisogna anche pensare che l’investimento di Enel va ben oltre i cinque anni di durata dei lavori per costruire l’impianto a carbone “pulito” e i circa 800 posti di lavoro diretti e nell’indotto”.
La scelta del passaggio a carbone ha trovato anche molti pareri contrari, nella comunità deltina, tra gli ambientalisti e tra alcune delle economie che operano nel territorio del Delta del Po.
“Non possiamo dimenticare che nei cinque anni passati le Commissioni Via – spiega Ferro – hanno potuto deliberare nonostante le forti pressioni contrarie, ad esempio di alcuni magistrati, che sono diventate oggetto di un’azione disciplinare del Ministro Alfano, e che potrebbero ripresentarsi utilizzando come grimaldello l’art. 30 della legge istitutiva dell’Ente Parco Delta del Po – continua, dimenticando, in queste sue parole, che un magistrato ha il compito di tutelare una comunità e non di perseguitarla, come invece sembra che si stia cercando di far intendere –. Una legge ferma alle tecnologie del 1997 e che va quindi adeguata al nuovo contesto tecnico e normativo”
Enel ha assicurato che i lavori partiranno per la metà del 2011 e resta da vedere come andrà avanti lo scontro. Sono in molti a vedere la centrale come un elemento di disturbo all’interno di un’area chiamata: Parco del Delta del Po. Un territorio ancora alla ricerca di una identità e che mira a sviluppare il turismo di visitazione tra i rami del grande fiume, un settore che potrebbe dare maggiori posti di lavoro, soprattutto “eco compatibili”.