Doveva essere un “sequestro lampo”, ai danni comunque della comunità deltina, quello effettuato dalla Regione Veneto, o meglio definito un “blitz” della Lega dal Presidente della Provincia Tiziana Virgili, ma il commissariamento del Parco del Delta del Po è durato più a lungo di un solo “weekend”, come aveva assicurato il presidente Luca Zaia.
Il tutto è partito da una mancanza della Regione Veneto, che entro il 18 novembre scorso, come termine ultimo, doveva nominare i suoi quattro rappresentanti da inserire nel consiglio del Parco del Delta del Po. Zaia, invece di firmare un decreto di nomina, ha preferito farne uno di commissariamento, mettendo l’intera comunità deltina in stand by, per quasi due mesi.
Per il 10 gennaio è stato fissato il primo consiglio del parco, dove sarà nominato il presidente e l’esecutivo che dovrebbe, per l’ennesima volta, entro la fine dell’anno, approvare un piano ambientale del parco, da proporre in Regione.
Molti danno per scontato, o meglio sperano, che venga rinominato Geremia Gennari, che l’anno scorso ha dovuto battersi anche contro gli “alleati”, nel tentativo di arrivare alla soluzione Piano entro settembre, arrivando al ben noto epilogo.
Se ora c’è chi dice, che da parte di tutti ci sia la volontà di partire, è logico chiedersi se nel 2010 ci fosse stato lo stesso desiderio. Forse la voglia di andare avanti c’era, per una buona parte dei rappresentanti del Parco, ma la maggioranza non è bastata per fermare il “sequestro” di una comunità.