[Un mio articolo Pubblicato su La Città nuova di Ottobre + un’aggiuntina :)]
di Nicola Cappello
C’è stato qualcuno durante il viaggio inaugurale che dopo aver visto il terminal da vicino lo ha definito bello, anche se si fosse trattato di una scultura surrealista, sarebbe stato comunque difficile apprezzarne il fattore estetico. Lo si può di certo definirlo mastodontico, un progetto innovativo di 375 mt per 115 mt, adagiato ad una profondità di 29 mt nel mare Adriatico. Lo si può definire funzionale con la sua capacità annuale di 8 miliardi di metri cubi, in grado di soddisfare il 10% del fabbisogno italiano di Gas. Lo si può considerare unico nel suo genere per le tecnologie innovative utilizzate, che lo rendono il primo esemplare al mondo.
Il nuovo rigassificatore, situato a 15 km dalla costa di Porto Levante ed è venuto a costare una cifra pari a 2 miliardi ed solo grazie al proprio peso che la struttura riesce a stare appoggiata al fondo del mare.
La struttura, che è già entrata in funzione, è interamente gestita dalla società Terminale GNL Adriatico, nata nel maggio del 2005, ed è il frutto della collaborazione tra Qatar Terminal Limited (al 45%), ExxonMobil (45%) ed Edison (10%) che ha investito una cifra pari a 200 milioni.
La funzione del terminale è molto semplice, deve riceve, stoccare e rigassificare il gas naturale liqueratto (GNL).
Il trasporto del gas liquido invece di passare per i metanodotti avviene tramite navi metaniere. Il gas viene portato ad uno stato liquido grazie ad un processo di raffredamento, portando il gas ad una temperatura di -162°, il volume molecolare viene diminuito di 600 volte, permettendo così, a parità di volume, di avere una maggiore quantità di gas.
Una volta stoccato il gas, comincia poi il processo di rigassificazione che riporta l’elemento al suo stato naturale, grazie all’aumento della temperatura e viene poi immesso nella rete italiana.
Il rigassificatore di Porto Levante è l’unico di undici progetti ad essere stato portato a compimento.
In occasione del viaggio inaugurale, partito da Venezia, che ha permesso di vedere il terminal da vicino, hanno preso parte personaggi della politica internazionale e nazionale, oltre che i dirigenti delle diverse società che si sono messe in gioco per la realizzazione della struttura.
Secondo gli studi effettuati e depositati all’Arpav, la struttura dovrebbe avere il minimo impatto ambientale, la costruzione del gasdotto, che collega il terminal alla rete italiana, è stato realizzato cercando di impattare al minimo con la flora e la fauna locale, ed è stata fatta una particolare attenzione, alla quantità di acqua fredda che verrà messa in mare, per evitare di portare scompensi all’ecosistema marino.
[parte aggiunta e non pubblicata]
(Ovvio che nell’articolo mi sono limitato ad un semplice pezzo di cronaca)
Quello che viene da chiedersi è quale sarà effettivamente la ricaduta economica per il comune di Porto Viro. I giornali nazionali, per esempio, si sono dimenticati di mettere che effettivamente il terminal è a Porto Viro, a 15 km circa dalle coste di Porto Levante. Il nuovo terminale si trova in acque veneziane, il contatore sotto Chioggia, quindi sempre sotto Venezia. Stando a quanto comunicato dalla società, su 56 persone il 52% (29 dipendenti di cui uno solo da Porto Viro) arriva dalla provincia di Rovigo. Le piccole imprese locali avrebbero dovuto fare 2milioni di ore di lavoro, stando quanto comunicato dal vice presidente provinciale del CNA rodigino, invece hanno dovuto accontentarsi di briciole. Il sindaco di Porto Viro, Geremia Gennari, ha invece commentato il fatto che ci sarebbe bisogno di lavorare sui fondali per poter creare delle possibilità di lavoro.
Il terminale doveva essere invisibile dalla costa, o almeno era questo quanto promesso. Il Terminal, invece, dalle spiagge di Pila è più che visibile soprattutto di notte. Dovendo la zona del basso Polesine sopportare questa mastodontica creatura, quali potranno essere le possibilità di sviluppo?
Sarà abbassato il prezzo del gas per i polesani?
Sono stati presi accordi con le piccole aziende, per creare figure professionali in grado di fare manutenzione alla struttura, invece di chiamare aziende estere?
Ci sarà la possibilità di sviluppare nuove figure tramite le scuole professionali?
La risposta alla prima domanda è che non ci sono accordi in atto, “speriamo che l’errore con il terminal non si ripeta con la conversione della centrale di Polesine Camerini” è stato il commento di Lino Ponzetto, vice presidente del CNA della provincia di Rovigo, durante il viaggio di ritorno.
Intanto si attende la conversione della centrale Enel a carbone pulito, che ha subito una dal sindaco di Rosolina Luciano Mengoli che ha ricorso contro la Via ministeriale direttamente al capo dello stato, un altro enorme (inutile) tassello di un polo energetico vastissimo che sarà in grado di rispondere al fabbisogno energetico italiano, ma a quale prezzo. Ma questo è un altro capitolo.