[Intervista realizzata per Rovigo Oggi – 11 agosto 2011]
Porto Tolle (Ro) – C’è l’aiuto di Aurelio Angelini dietro all’interrogazione, con richiesta di risposta scritta, dello scorso 25 luglio (leggi interrogazione), presentata dall’onorevole Rita Borsellino, alla commissione europea relativa alla centrale Enel di Polesine Camerini. Una richiesta diretta per chiedere l’intervento dell’Europa per fare rispettare i vincoli e le procedure ambientali stabilite.
Lo stesso Angelini vanta un curriculum di tutto rispetto. Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, all’Università di Palermo e di Ambiente e Sviluppo sostenibile allo Iulm di Milano, coordinatore del Master in comunicazione, educazione ed interpretazione ambientale, direttore della Summer School in Migrants human rights and democracy, presidente del comitato scientifico Unesco-Dess in Italia, oltre ad essere direttore della Fondazione patrimonio Unesco Sicilia.
“Che decida di indagare e che vada a verificare se nell’articolo dell’ultima manovra finanziaria (nei commi che hanno modificato la legge 5bis ndr) ci sia stata una violazione della direttiva europea (art. 5 della direttiva 85/337/CEE) e che venga aperta una procedura di infrazione, che porti il Parlamento italiano ad abrogare quanto fatto, per non andare contro alle norme comunitarie”.
Cosa ne pensa del caso Porto Tolle?
“Questa vicenda rappresenta due aspetti rilevanti su come si pratica una politica della gestione del territorio, attraverso scelte che arrivano ai limiti della decenza. Il primo, come si è arrivati ad aggirare la legge regionale del Veneto (con la modifica dell’articolo 30 della 36/97 ndr), che rendeva impossibile la realizzazione della centrale, poi anche la Finanziaria ha aggirato la stessa legge regionale e la sentenza del Consiglio di Stato. Il secondo aspetto, invece, riguarda il governo che, per non fare un dispiacere ad Enel, ha addirittura deciso di modificare una legge che viola il territorio e le stesse norme di impatto ambientale”.
In parallelo alla interrogazione, come avete intenzione di muovervi per fermare la riconversione?
“Sto seguendo una iniziativa per presentare un ricorso davanti alla Corte costituzionale. Una serie di esperti stanno discutendo come costituire un raggruppamento di associazioni e cittadini, che si facciano promotori, per annullare i commi della Finanziaria che permettono la riconversione. Per questo si rende necessario che alcuni presidenti delle Regioni si facciano carico dell’iniziativa, davanti alla Corte costituzionale. Abbiamo intenzione di parlare con Vendola, presidente della regione Puglia, ed Errani, dell’Emilia Romagna. C’è stata una violazione di un potere della Regione, nello stabilire una scelta sia in campo energetico che in quello della tutela ambientale”.
Cosa ne pensa della tecnologia a carbone?
“È quella tra le più dannose per quanto riguarda le fonti fossili. Il carbone è il primo che dobbiamo lasciarci alle spalle, poi il petrolio e poi il gas. Sono questi i tre che hanno maggior peso e rilevanza. Il carbone non è una tecnologia che possiamo continuare ad utilizzare, lo hanno capito addirittura gli stessi cinesi che ne fanno maggior uso al mondo, dato che è la materia prima maggiormente disponibile, puntando sulle rinnovabili e altre fonti”.
E del cosiddetto carbone pulito?
“È una favola, come la benzina verde. Entrambi i casi sono contraddizioni di termini, la benzina verde è stata ripulita solo da alcuni elementi che la rendeva più inquinante e con il carbone pulito ci troviamo davanti alla stessa speculazione. Non esiste la benzina verde né carbone pulito, è un’operazione di marketing. C’è una riduzione irrilevante di inquinanti rispetto alle emissioni, è solo una operazione di facciata che non ci mette al sicuro”.
Cosa ne pensa del comportamento della Regione Veneto e del Pd che si è astenuto, tranne uno dei suoi consiglieri che ha votato a favore?
“La Regione ha avuto un atteggiamento coerente, erano a favore della riconversione ed hanno operato perché si potesse farla. Il Pd invece, come spesso accade, quando deve fare delle scelte che incidono in maniera determinante si è lavato le mani, non ha messo in campo nessuna iniziativa seria e risoluta per impedire che questa riconversione fosse o non fosse portata avanti. Il partito afferma principi in campo ambientale che vanno in una direzione, a volte culminanti, con gli ambientalisti, poi nella pratica, nelle decisioni sul territorio, finisce per non essere conseguente. Quanto al loro consigliere che ha assunto una posizione autonoma (Graziano Azzalin ndr), ha fatto cosa buona e giusta. Almeno ha assunto posizione chiara e nitida all’interno del consiglio regionale”.
Cosa si dovrebbe fare per avere uno sviluppo alternativo del territorio?
“La centrale non solo provoca inquinamento pesante, mi dicevano che le emissioni a Porto Tolle fossero pari a tre o quattro volte le emissioni di città come Milano e Torino. Si vanno a creare condizioni ambientali drammatiche, dal punto di vista della vita, con effetti sulla saluta e sulle economie locali. Se una classe politica vuole essere accorta con lo sviluppo locale, deve privilegiare scelte che abbiano effetti duraturi, per la vita e l’ambiente del territorio, puntando sulle tradizioni, la cultura, le produzioni locali, coordinarsi per un marchio del territorio. Serve uno studio preliminare dell’area su vasta scala, valutare le potenzialità, e su questo progettare una economia capace di promuovere la zona e dare opportunità”.
Salve.
Purtroppo ho paura che sia una guerra persa come quella del terminal.
Oramai alle leggi “ad personam” siamo abituati, e quando il ministro per l’ambiente è d’accordo,
quando il sindaco di Porto Viro, che è anche presidente dell’Ente Parco delta del Po,
e quindi dovrebbe essere contro il carbone, è invece a favore, quando nessuna istituzione
politica espone la realtà, e con le promesse dei posti di lavoro anche l’informazione
nasconde la verità c’è veramente poco da sperare in positivo.
A disturbare i condottieri della nostra povera Italia ci sono solamente quei quattro rompi… degli
ambientalisti e qualcuno di sinistra con le loro previsioni catastrofiste che nessuno ascolta
e che poi quando si verificano nessuno ricorda.
Se poi come cigliegina sulla torta ci mettiamo anche la ripresa delle estrazioni del metano allora
siamo veramente nel fondo.
Mi sembra che i nostri vicini ferraresi siano molto più attenti verso il loro territorio ed anche
più bravi di noi a gestire le loro risorse ambientali e turistiche.
Spero che ci diano una mano.
Cordialità
Toni
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Concordo con te Toni in diversi punti.
Ma dobbiamo tenere conto che la modifica fatta alla legge regionale (all’articolo 30) non prevede la proposta di alternative migliori, stessa cosa fatta per la modifica all’articolo 5bis, con la manovra finanziaria, cosa che invece l’Europa richiede.
Poco tempo fa la Regione Veneto ha perso una causa in Corte Costituzionale, su una legge dove si prorogava la concessione demaniale, andando contro una direttiva europea.
Non sono qui a dire che questa sia stata giusta o sbagliata, ma esiste un precedente.
Rigassificatore e Centrale Enel, per quanto siano impattanti, sono due storie diverse. I patti territoriali siglati nel ’99 prevedevano che ci fosse un rigassificatore al largo delle coste polesane a patto che la centrale Enel venisse convertita a metano, cosa che poi non è stata fatta… e comunque la normative europea prevede la comparazione e dovrà essere fatta. Già il Belgio nel 2001 ricevette una condanna per una Via emessa che non ha tutelato una zona sic zps.
Per le estrazioni:
Spesso si dimentica che il famoso articolo 30 della legge regionale 36/97, ha due, pardon ora tre, commi. Il comma “B” prevede infatti il divieto di estrazioni di idrocarburi nel territorio del parco del Delta del Po.
L’unico problema è che tale richieste sono state inoltrate per la zona di Rovigo, che non è una terra di certo più vecchia ma sempre propensa alla subsidenza.
Ci sono le basi per chiedere una legge ad hoc, dove si fa divieto di estrarre idrocarburi nella pianura padana, visti i precedenti ed i costi per la comunità.
Dal ’61 sino al 2011 sono stati spesi oltre 4miliardi di euro per riassettare solo la zona del Delta, un costo pagato dalla comunità, in pratica tutti hanno pagato, in pochi hanno guadagnato.
Fa specie che per la centrale Enel la Regione si sia mossa in tempi rapidi, quando, invece, per la pesca, nella stessa zona, i pescatori non riescono ad uscire per andare in mare, per via delle bocche ostruite, rischiando la vita e mezzi.
I ferraresi sono più furbi di certo e l’unico aiuto che ci può arrivare dall’Emilia Romagna, oltre ad avere espresso un “NO” secco come parere verso la centrale, è quello di muoversi, assieme ad altri presidenti di Regione, perché venga segnalato il dubbio di costituzionalità su quanto è stato fatto…
Una richiesta che può partire dal basso con forza… soprattutto dai soliti rompi!
Un Saluto
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