Articolo di Nicola Cappello - Pubblicato su "il Resto del Carlino" di Rovigo del 26 maggio 2010
La proroga UE scade il 31 maggio. A rischio 4mila posti di lavoro
Tra meno di una settimana scadrà la proroga della pesca entro le tre miglia e la Comunità Europea è stata chiara: “Non saranno concesse ulteriori deroghe”; adattarsi o “morire”, quindi, sembrerebbero essere le uniche due scelte per il mondo della piccola pesca a strascico.
Lega Pesca nel documento presentato con delle proposte d’azione, ha stimato la perdita nella filiera legata a questo mondo di quattromila posti di lavoro tra Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna.
Attualmente, nelle tre Regioni, si parla di una flotta di 300 imbarcazioni, a giorni fuori norma, e di 900 operatori circa, attestano la perdita economica totale a 120milioni di euro su base decennale.
Uno scenario chiaramente apocalittico per un settore messo in difficoltà dai prezzi, reperibilità del prodotto ed oggi dalle normative che vanno ad equiparare il mar Adriatico all’oceano Atlantico.
Il mondo della pesca, che si sta già muovendo dal 2002, si è adeguato alle critiche mosse dalla Comunità Europea relativa lo sfruttamento delle aree, ma alla fine sarebbe proprio arrivata a mancare la comunicazione tra i vari Governi, che si sono succeduti, e la Comunità stessa, venendo a mancare, quindi, il dialogo tra “i piani alti”.
Ora operatori, associazioni ed istituzioni stanno lavorando febbrilmente per cercare di arginare il fenomeno, ottenere dei fondi o per una ulteriore deroga. “Il 22 marzo – fa sapere l’assessore provinciale alla pesca, Claudio Bellan -, le tre Province: Rovigo, Ferrara e Venezia, hanno mandato una lettera firmata dai tre presidenti, chiedendo di valutare le esigenze di quest’area del mare”; lettera che sembrerebbe essere stata vagliata dalla Commissione Europea, senza aver ancora dato risposta.
“Oggi si parla tanto di crisi – commenta Cesare Vendemmiati, presidente del mercato Ittico di Scardovari – e chi ha la volontà di lavorare non riuscirà a farlo. Queste sono limitazioni che fanno danno e basta”. Una limitazione che rischierà di mettere in ginocchio anche i mercati ittici locali, dato che molte volte, il 100% del prodotto viene pescato all’interno delle tre miglia, dimostrando, inoltre, di essere qualitativamente più elevato di quello pescato al largo.
Galan “Unità di crisi e fondi a difesa dei pescatori”
Il neoMinistro ha assicurato che si provvederà ad un decreto in vista della scadenza di fine mese
Il neoministro alla pesca Giancarlo Galan ha assicurato che è in via di costituzione una unità di crisi, grazie ad un apposito decreto, in vista della scadenza della deroga della Comunità Europea prevista per il 31 maggio, per la pesca entro le tre miglia nel Mediterraneo..
L’unità sarà composta dai rappresentanti delle associazioni professionali e sindacali con l’obiettivo di coinvolgere anche gli altri Ministeri interessati, questo per stilare una lista di interventi possibili.
Una lista l’ha già stilata Lega Pesca proponendola già lo scorso marzo, presentando una serie di soluzioni, per salvare i pescatori da un vero e proprio disastro economico.
Nei cinque punti del “piano di salvataggio” si vanno a coordinare diversi canali di interventi finanziari, come Fep, fondo unico e risorse autonome, per creare ammortizzatori finanziari e sociali, e sostituire degli attrezzi in licenza, con autorizzazione al rilascio di una licenza sostituiva per alcuni attrezzi, mantenendo i limiti di operatività attuali delle imbarcazioni.
Lega Pesca ha chiesto per le tre regioni dell’Alto Adriatico, di creare un bando specifico, dando un binario preferenziale con parametri massimi di agevolazioni, per la piccola pesca, di avvalersi della possibilità offerte dalla normativa comunitaria per concedere deroghe in via sperimentale, per alcune attività tradizionali ed un’azione di integrazione del reddito, la diversificazione dell’attività, servizi e formazione, finanziabili all’interno dei piani di sviluppo locale della pesca.