Racconto on line – Atto 1
[Prefazione (breve): Prendiamola per quella che è: una grande sfiga. I sistemi di comunicazione si sono evoluti proprio in un periodo dove la gente non ascolta. Tutti giorni, anche se a volte non ci facciamo caso, ci spieghiamo ma non siamo capiti. Questo aumenta la solitudine di ogni singola persona. Ognuno, infatti, rinchiuso nel proprio corpo è costretto a dialogare con se stesso, nel tentativo di trovare una risposta, nascosta tra le esperienze e la cultura, nella propria mente]

Soliloquio (2006) - Opera di: José Luis Barcia Fernàndez
“Tranquillo figliuolo, quando penserai che ti hanno capito, in realtà non hanno compreso un beneamato ca…”
Va bene, la frase ci stava tutta. Mi ricordo la pubblicità progresso, dove uno parla e tutti gli altri mano nelle orecchie a fare versi? A volte quando si parla è così. A volte penso che se portassi in determinati luoghi il mio cane e iniziassi a parlare, lui riuscirebbe dove altri falliscono.
Prendo ad esempio la situazione in Italia (voglio stare volontariamente sul generico) se si mettono in evidenza i fatti, a certe persone, spiegando cosa ha portato a questo malessere, non ti ascoltano.
Anzi ti accusano di essere pure bugiardo. Il non ascolto, la non comprensione. Non si vuole ascoltare, si parte dal presupposto che tu sia falso.
Forse è perdere tempo? A che serve spiegare, giustificare, dire il proprio pensiero se non viene colto?
“Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà”.
Si ma tra il dire ed il fare… ma se si ascolta il doppio e non si capisce niente? Eppure, si espone un fatto, lo si analizza insieme, si valutano le problematiche… No eh? Alla fine dovrei parlare il doppio, perché venga ascoltato il quadruplo perché venga capito quanto?
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