L’impegno nucleare continuerà, ma solo dopo che Fukushima cadrà nel dimenticatoio. In poche parole è quanto il premier ha affermato nella conferenza stampa, avvenuta dopo il vertice italo francese a Villa Madama.
Un bel esempio di come si aggira la democrazia. Le firme erano state raccolte e alla luce delle dichiarazioni fatte, sarebbe doveroso andare al voto comunque. Le firme, i comitati, gli incontri erano già iniziati prima dell’incidente in Giappone ed il fatto che, con un colpo di mano, si tolgano le basi per il referendum, significa solo: togliere il diritto di esprimersi, in quesito proposto ben prima degli avvenimenti nipponici.
Stop momentaneo e referendum rinviato, perché i cittadini si sarebbero spaventati ulteriormente, forse è meglio tradurlo in un: con gli avvenimenti si sarebbe raggiunto il quorum ed i tre quesiti sarebbero stati abrogati (tanto per ricordare quello sul “legittimo impedimento”).
Il futuro non è il nucleare. Stiamo continuando a battere strade vecchie e su fonti di energia che presto o tardi si esauriranno. Andremo a vincolare le generazioni future e tra due anni, il Governo ed il premier, riproporranno di nuovo la “moratoria nucleare”; quindi, siamo stati presi in maniera più che trasparente, per i fondelli.
Intanto Greenpeace, nella giornata di martedì, al Circo Massimo a Roma, ha realizzato un memoriale a cielo aperto, piantando duemila croci, in ricordo delle vittime di Cernobyl, in occasione del 25° anniversario del disastro.
La lezione è sempre quella: da Cernobyl a Fukushima, passando per: Kyshtym nel ’57 (Unione Sovietica), Sellafield nel ’57 (Gran Bretagna), Three Mile Island nel ’79 (Harrisburgh, Usa), Tokaimura nel ’99 (Giappone), ecc… a buon intenditore…