Cgil e Cisl sono a favore della centrale, quindi sono a favore del lavoro. Esattamente per il lavoro e per lo sviluppo. Le associazioni ambientaliste invece no.
Le associazioni ambientaliste hanno ricorso contro la centrale, contro le emissioni moleste, contro i danni ambientali, contro la riconversione, quindi non sono a favore del lavoro.
Una sequenza per niente logica che fa paura, ma che è entrata nella mente di molti polesani dopo le ultime vicende di Enel.
Una logica estremamente sbagliata e orchestrata ad arte, da chi vuole trovare un capro espiatorio alle proprie mancanze: la politica.
Due convegni, quello di Cigl e quello di Cisl, hanno tenuto banco supportando questa tesi, che loro sono a favore del lavoro, dello sviluppo e che chi non vuole la riconversione è contro gli italiani stessi (più o meno quanto detto dal segretario generale Cisl Bonanni nell’incontro che si è tenuto a Porto Tolle lo scorso 7 luglio).
Tutte queste serie di incontri e di convegni, sono stati organizzati in fretta e furia, dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato, che dopo aver cassato il decreto Via del Ministero dell’Ambiente, dove le manifestazioni contro il mondo ambientalista, come nemici del lavoro, dato che sono state le associazioni stesse a portare avanti la causa.

I dipendenti Enel in mutande, per manifestare, davanti alla centrale di Polesine Camerini (Foto - Uff. Stampa Enel)
C’è chi cerca il dialogo, ma non sembra volerlo fare sul serio, alla conferenza sul carbone di martedì, a Rovigo, l’unica risposta ottenuta dalle associazioni è una contromanifestazione mattutina con i dipendenti Enel in mutande, per protestare contro chi non vuole il lavoro e lo sviluppo del Delta del Po (gli ambientalisti per l’appunto).
Il tutto sembra una cosa semplicemente surreale. Se si fa un’analisi un poco più approfondita di quanto stia realmente succedendo, scopriremo che: chi è a favore della riconversione a carbone, sta dalla parte del lavoro, ma solo di un certo tipo a quanto pare.
Con la sentenza del Consiglio di Stato la Giunta Regionale si è mossa per fare un disegno di legge, portato immediatamente in seconda commissione, approvato e passato in consiglio regionale.
Dall’altra parte si è mossi con rapidità per fare anche ricorso, il governo nella manovra finanziaria ha preparato due commi nell’articolo per favorire l’opera di riconversione.
Bene. La politica a più livelli si è mossa con una legge “ad aziendam” per avviare la fase di cantiere senza guardare alle normative europee, che potrebbero contestare le modifiche apportate.

Un momento del convegno di martedì 12 a Rovigo, organizzato dalle associazioni ambientali (Foto - Legambiente)
Ma per gli altri lavoratori? Per le altre opportunità di crescita?
Il mondo della pesca da tempo aspetta ce le bocche a mare, a Pila e Scardovari, vengano scavate poiché interrate, se si ritarda il rientro, le imbarcazioni sono costrette a rimanere fuori la notte.
Per i dipendenti della Grimeca?
Nessun vescovo è andato a parlare per loro, nessuno ha preso le loro parti, se non fosse stata sistemata una tenda in Piazza a Rovigo, nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Se si voleva lo sviluppo del Polesine, come mai la Regione Veneto non ha fatto la voce grossa per la piattaforma offshore a Porto Levante, che con il suo pescaggio di oltre 20 metri, permetterebbe alle navi transoceaniche di risalire l’Adriatico, senza fermarsi in Africa?
Perché non si sviluppa la via fluviale, sfruttando il Fissero-Tartaro-Canalbianco, per risalire sino a Milano, diminuendo i container su strada, preferendo l’asta fluviale che impatta meno a livello ambientale?
Perché per la Romea Commerciale e la Nogara Mare, altra via di sviluppo, che porterà l’autostrada e permetterà quindi l’insediamento di attività produttive, non ha avuto la stessa attenzione? Da vent’anni se ne parla, oggi, forse, la situazione sarebbe diversa.
Perché in 14 anni di nascita dell’Ente Parco Regionale Veneto, ancora non è stato approvato il piano del parco, dato che la sua approvazione dipende solo ed esclusivamente dalla politica?
Ma c’è il lavoro di serie A e quello di serie B, o forse è chiaro che chi è il nemico dello sviluppo, è solo ed esclusivamente lo stesso mondo politico, che non ha saputo far crescere il territorio, continuando a rimandare, sino a quando la crisi non ha colto tutti di sorpresa, eliminando semplicemente, quanto già stava crollando.