Tagliamo la Politica


Intervista di Paolo Barilla, vicepresidente del noto marchio produttore di pasta, ha rilasciato un’intervista a “Pagina12” e spiega che la zavorra che frena l’Italia è la politica.

“Il nostro paese è mantenuto bloccato, ed è questo il vero problema”. Paolo Barilla parla senza freni dei mali dello Stivale nell’intervista rilasciata alla testata argentina Pagina 12. A tenere a freno l’Italia, secondo gli analisti, sarebbero le elevate spese dei “Signori della Politica” tra autisti, guardie del corpo, auto blu, segretari, indennità e stipendi da lusso, insieme alla burocrazia e alla bassa produttività delle imprese.

Gli sprechi della politica incidono in maniera negativa, troppo parlamentari, rispetto agli altri Paesi europei, con stipendi elevati e troppi privilegi, senza contare quanto emerso di recente in Regione Lombardia, Lazio , ricordando che i consiglieri regionali percepiscono circa 12mila euro al mese, per svolgere il loro lavoro. Al tutto va unito il finanziamento ai partiti che sino ad oggi hanno incassato più di quanto spendevano (ma vediamo anche gli scandali su Lega Nord ed Ex Margherita), finanziamento bocciato dagli italiani nel referendum del 1993 (con un secco 90,3%) e tornato sistematicamente nel sistema come “Rimborso Elettorale” (alla faccia della democrazia).

Se a questi vanno ad unirsi a circa 960, almeno, parlamentari totali (630 deputati + 315 senatori + i senatori a vita) si capisce come lo spreco vada a pesare molto sulle tasche della gente.

Tornando all’intervista, chi è Paolo Barilla? È il vicepresidente della nota impresa produttrice di pasta e nel mondo. Una multinazionale, fondata nel 1877 a Parma, che conta 13mila dipendenti e con un fatturato, solo nel 2011, di 4miliardi di euro.

Il vice presidente è d’accordo, quindi, con tutti quelli che criticano l’inefficienza della politica italiana: “I politici nascono in un mondo nel quale conta il potere e non il progetto – spiega Barilla al giornale -. Oggi abbiamo un governo tecnico, quello di Mario Monti, che non amministra il potere, ma diversi progetti, nonostante non tutti siano d’accordo sul modo con cui vengono gestiti. Ma lo fa. E penso che questa sia l’unica strada possibile in questo momento. Al contrario, la classe politica pensa solo al potere, il potere che dovrà gestire nel futuro”.

Barilla ha poi affermato che i parlamentare andrebbero ridotti almeno della metà: “Perché il mondo ha dimostrato che attraverso l’organizzazione e le tecnologie ogni sezione, dipartimento o ufficio, può essere ridotto e più persone possono lavorare in settori produttivi o in settori che siano più utili al paese.

Favorevole, quindi, al taglio ma sulla logica delle dichiarazioni precedenti, Barilla è a favore di dare maggior tempo al premier Mario Monti: “Io manterrei – conferma a Pagina 12 – ancora alcuni anni Monti a capo del governo. Successivamente, quando arriverà il momento di un governo politico, inserirei dei tecnici per risolver i problemi ancora aperti”.

Dal punto di vista della produttività, che in Italia è aumentata solo del 3%, poco nulla rispetto alla media europea che si attesta attorno all’11%. Il periodico va a cercare le cause “La bassa produttività italiana – scrive la giornalista – è attribuita principalmente alla mancanza di incentivi per la modernizzazione delle imprese, ai pochi investimenti, all’alto costo dell’energia (30% in più rispetto alla Germania) e alla burocrazia (258 giorni per costruire un capannone industriale contro i 97 della Germania) così come lo sviluppo limitato di infrastrutture fondamentali come le autostrade, la cui crescita nel sud del paese, ad esempio, è ostacolata da anni dalle mafie”.

Ma per Barilla: “La produttività fa parte della sfida industriale – spiega -. Ma in realtà il grande handicap dell’Italia è che la parte produttiva trascina con sé il peso enorme dello Stato. È come se un ciclista che voglia vincere il Tour de France dovesse trascinare un carretto con una zavorra. È inutile rinforzare i muscoli. Così non vincerà. Bisogna togliergli la zavorra. È necessario che lo Stato spenda meno in cose inutili che servono solo per mantenere la propria immagine. Al contrario, deve fare investimenti che stimolino la produttività. Gli esempi degli scandali di corruzione che abbiamo visto in questi ultimi anni dimostrano che i soldi dello Stato spesso non sono serviti a nulla”.

Lo stesso vice presidente si esprime anche sul debito pubblico: “Molti paesi hanno un debito importante, ma quello che aggrava la situazione, a parte il debito in sé, è la mancanza di vitalità del paese. Perché se si ha un debito ma il paese è dinamico, si sviluppa, si modernizza, l’importanza del debito è relativa. Al contrario, se il paese si blocca, il debito si trasforma in un tema rilevante e pericoloso. In Italia abbiamo un debito di dimensioni rilevanti, ma quello che preoccupa di più è che il paese è bloccato. Davanti a questo scenario difficile, percepito da tutti e con evidenti problemi strutturali, dovrebbero esserci opinioni condivise sulle vie d’uscita, azioni forti e iniziative da parte di tutti. Questo non sta accadendo. Sembra che le istituzioni non abbiano ancora capito che la nostra emergenza è collettiva, che dobbiamo risolverla tutti insieme”.

Articolo originale: “Que los ajustes sean para la política” di Elena Llorente

Traduzione: italiadallestero.info

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