Intervista al consigliere Angelo Motta che lancia l’allarme sul disegno di legge della Regione Veneto che toglierebbe poteri decisionali al territorio, inserendo solo figure nominate dalla giunta regionale e dal presidente.
“Paroni a casa nostra!” è sempre stato il motto legista, ovvero lasciare al territorio di decidere del futuro, eppure, il nuovo disegno di legge sui parchi sembra togliere questa possibilità.
Sulla questione il consigliere del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, Angelo Motta, delegato dalla presidente della Provincia Tiziana Virgili, ha presentato un ordine del giorno (firmato anche dall’altro consigliere del parco e assessore provinciale Marinella Mantovani) da discutere nel prossimo consiglio del parco, perché si dia mandato ai consiglieri regionali di creare un emendamento comune contro la normativa voluta dalla giunta Zaia.
Attualmente il consiglio è composto da due rappresentanti di ogni Comune (9 comuni, quindi 18 consiglieri) due rappresentanti di nomina provinciale e quattro di nomina regionale.
Consigliere Motta, cosa cambierà per il Parco del Delta del Po Veneto, se dovesse passare la legge sui parchi?
“Ci sarà a dir poco uno stravolgimento del Parco. L’ente come lo conosciamo noi non esisterà più: via il consiglio, via il comitato esecutivo, via il comitato tecnico scientifico locale, via il direttore che lascia posto ad un unico direttore per tutti i parchi affiancato da un consiglio di quattro saggi nominati non dal territorio, né dal consiglio regionale ma dalla giunta regionale”.
Cosa potrà fare il territorio, per fare promozione delle proprie peculiarità?
“Affidarci alle mani di qualche politico “trombato” a qualche elezione che fa il finto tecnico come Monti (Mario Monti l’attuale premier ndr) e si mette ad amministrare un territorio senza rispondere ad esso di quello che fa sull’area interessata”
Il Pd e FdS stanno portando avanti da tempo un progetto di fusione con il parco gemello dell’Emilia Romagna. Se la legge entrasse in vigore potrebbe danneggiare questa unione?
“Assolutamente sì. La Regione Veneto non ha la minima intenzione di andare verso una unione dei parchi sostenuta sia dal PD che dalla FdS, visto lo scarso interesse dimostrato dalla stessa Regione nei confronti del nostro parco dove ricordo ha quattro consiglieri (il doppio degli altri) e l’unica prospettiva di salvezza è la fusione con l’Emilia Romagna, che ha saputo da un lato gestire meglio la valorizzazione del territorio e dall’altro ha anche curato il rapporto con gli “pseudo antagonisti”, cacciatori e oppositori del parco. Lì in Emilia Romagna non gli oppositori non hanno modo di raccontare baggianate e attaccare l’ente ogni due minuti, dato che è lo stesso parco a gestire la caccia al di là del Po”.
Il disegno prevede anche un direttore unico per tutti i parchi, quindi una gestione unica. Quanto pagherà, secondo lei, il territorio?
“Tanto in termini di valorizzazione e pagherà altrettanto in termini economici, dovendo rimborsare le trasferte ogni qual volta il direttore si sposterà da un parco all’altro. Se il problema è economico bastava dimezzare l’indennità del direttore che è di 5mila euro lordi annui”.
Il territorio, in questi anni, ha dimostrato di non aver saputo gestire l’ente. Fondato nel 1997, il Parco non ha ancora un piano ambientale, secondo lei, questo ha influito sulla scelta della Regione?
“Diciamolo chiaramente, è scandaloso che non ci sia il piano, ma la Regione in questa confusione durata quindici anni ci ha sguazzato benissimo perché con ben 4 consiglieri poteva fare il buono ed il cattivo tempo. Ma il governatore Luca Zaia è quello che ha commissariato l’ente quando stava approvando il piano, osteggiato dalla Lega Nord locale”.
La spaccatura tra FdS e Pd, quanto potrebbe penalizzare nella lotta contro il disegno di legge?
“Con l’ingresso di due nuovi consiglieri del Pd nel consiglio del parco, il centrosinistra potrebbe tornare ad essere determinante dato le notevoli assenze che si ripercuotono tra le file del centrodestra. Diciamo che il buongiorno non si è visto dal mattino dato che la mia collega Marinella Mantovani del Pd ha firmato il mio ordine del giorno ma gli altri consiglieri, ai quali ho mandato il testo, non mi han nemmeno risposto. Dal canto mio non c’è nessuna spaccatura, ma se qualcuno la smettesse di avere la puzza sotto il naso e collaborasse come faccio io con la Mantovani avremmo potuto chiedere la convocazione immediata del consiglio e sperare in un approvazione del nostro ordine del giorno”.
Se dovesse fare lei una proposta di revisione del parco, cosa farebbe?
“Eliminerei il comitato esecutivo, vi sono già un direttore, un presidente ed un vicepresidente, se bisogna ridurre i costi si possono eliminare le indennità tagliando il comitato. Per le altre decisioni importanti si può riunire il consiglio che costa pochissimo in termini economici e che ad oggi si limita ad approvare i bilanci. Dimezzerei l’indennità del direttore, renderei obbligatorio fare semestralmente un tour dei comuni per raccogliere idee e spiegare i progetti in fase di elaborazione. Per il resto il parco così com’è può funzionare, manca solo la volontà di farlo decollare”.