Il Parco del Delta del Po lo immagino come madre natura con una pistola puntata alla tempia, da un uomo con la camicia verde.
Il Parco del Delta del Po Veneto è stato commissariato, o preso in ostaggio, secondo un modesto parere. Questo vuol dire che per un periodo indeterminato, non si potranno prendere decisioni, come l’approvazione di un piano del Parco, lo stesso piano a cui la comunità del parco ha dato parere favorevole diversi mesi fa.
Questo vuol dire che si rimanderà ancora una decisione che viene rimandata da quasi dieci anni. A rendere più deludente la cosa è che il parco è stato commissariato perché la Regione Veneto, o meglio il suo presidente Luca Zaia, non ha nominato i quattro consiglieri entro il tempo utile ed invece di fare un decreto di nomina, ne fa uno di commissariamento, spendendo più energie e punendo per un proprio errore l’ente che aveva sollecitato le nomine più volte.
Tutti condannano la scelta ed è solo la Lega, in questo caso, ad essere felice. Perché a loro spettava la vicepresidenza? In pratica vuol dire che per un accordo mancato, si è preferito mettere in stand by un’intera comunità, fatta di nove comuni con oltre 50mila abitanti.
Questa è la politica, distante da il vero bisogno di un territorio che chiede sviluppo e si ritrova bloccato, perché qualcuno non ha trovato un accordo.
Nel gioco delle poltrone ci rimette come sempre la comunità ed ha ragione De Gregori, quando disse che l’italiano oggi vive la politica in maniera passiva. Questo è un pericolo.
Alla fine dei conti non importa tanto il colore della camicia, questo ostaggio è solo passato di mano in mano, con camicie di colore diverso e l’uomo con la camicia verde è solo l’ultimo di una lunga serie che continua da diversi anni.
La colpa non è solo di oggi, ma è di tutto un insieme. Campanilismi e guerre politiche hanno solo portato a frenare lo sviluppo, quanto un commissariamento e proprio ora che si stava per intravvedere la luce alla fine del tunnel, una nuova guerra politica ha chiuso l’uscita, lasciando una grossa fetta della Provincia di Rovigo, in balia di una poltrona ancora da assegnare.
Intanto, il commissario arriva dal bellunese, quindi con una sensibilità ed una conoscenza del territorio molto limitata, e oggi l’uomo che tiene in ostaggio il parco può dire tranquillamente che al momento: “non siamo paroni a casa nostra”…